Cose e curiosità
Combattimento tra un toro e una bufala
(Anno 1843) “Enciclopedia del Negoziante ossia Gran Dizionario del Commercio dell’Industria, del Banco e delle Manifatture” ….il muggito del bufalo è più forte e più grave di quello del toro; e gli si attribuisce molta memoria, essendosene veduti alcuni ritornare soli alle loro mandrie distanti oltre 5o miglia. Spesso avviene che passando vicino ad un campo ed allettati dalla vegetazione di esso si dispongono ad entrarvi, ma basta che il guardiano gridi loro indietro, perchè rinunzino al loro progetto. Docilità, che eccita spesso l’ammirazione dei contadini pel confronto con la poca sommissione che mostrano gli altri bestiami. Lungi dall’essere violento e collerico, esso inoffensivo affatto, non servendosi mai dei piedi per dare calci e potendo abitare in mezzo alle vacche di un podere senza far loro alcun male, non distinguendole e seguendole nei pascoli dove incontra numerose mandrie senza attaccarle, nè mescolarsi ad esse.
Quando un bue od un toro vedono un bufalo per la prima volta, avviene spesso che s’irritino e lo provochino con muggiti, sollevando con le corna e coi piedi la terra e gettandola lungi. In questo frattempo il bufalo rimane impassibile e continua a pascere come se queste provocazioni non fossero a lui indirizzate. Il toro avanza, sempre muggendo, e giunge alla fine il momento in cui furioso slancia con impeto sul bufalo, il quale, senza muoversi, si limita a presentargli la testa per ricevere il primo urto; ma la resistenza che oppone in tal guisa è così grande che il toro ne è spaventato manda un muggito di terrore, si slancia di fianco di un salto, e si allontana, abbandonando cosi utile in cui capisce che non avrebbe la meglio. ll bufalo rimettesi a pascolare come se nulla fosse venuto, e così finisce un combattimento che non più si rinnova tra gli stessi individui.
Domenico Cortese ed il furto delle ricotte
Anno 1822
Domenico Cortese, massaro di armenti di Montecorvino (SA), denuncia il furto di otto ricotte salate di fresco che aveva posto fuori una finestra della sua casa, del quale furto ritiene autore un suo vicino “essendo egli una persona bisognosa e di pessima condotta”, per cui ne chiede la perquisizione domiciliare. Il 10 ottobre 1822, Il Giudice del circondario di Montecorvino, assistito dal Cancelliere, si reca a casa dell’indiziato per una perquisizione e questi, per non far scoprire la refurtiva, getta le ricotte dalla finestra nel giardino sottostante. Scoperto, viene tratto in arresto
(ASS, Gran Corte Criminale, II serie, processi per reati comuni, b. 27, f.lo 8).
I fantastici nomi delle bufale
I nomi alle bufale venivano normalmente posti ai neonati dal bufalaro, scegliendo secondo la sua fantasia. Attività plurisecolare, suffragata da un imponente numero di documenti che quasi ininterrottamente si susseguono dal XVI secolo. La conoscenza di ogni singola bufala era indispensabile per la gestione della mandria. Il massaro di bufale, ‘o vullaro, al momento della mungitura, che avveniva di solito sul far del giorno, assistito da altri bufalari, eseguiva “a vutata”, chiamava le bufale con il nome che era stato loro assegnato, a modo di cantar filastrocche con nomi e vezzeggiativi ripetendolo come una nenia, breva cantilena intonata, per farla vutare, girare. Intanto dal branco, che nel frattempo si era radunato nel procoio, un recinto prossimo al luogo della mungitura, si staccava la bufala chiamata per essere munta.
Eboli, 2 settembre 1621
Il capitano Annibale della Calce e Mario Bottigliero di Salerno, curatori e amministratori de l’eredità del defunto Alessandro della Calce, redigono l’inventario della Masseria di bufale posta nel luogo detto Aversana annotando i nomi delle bufale.
(Archivio di Stato di Salerno, Protocolli notarili, busta 2593, anno 1621, notaio Giuseppe Vassallo)
Evoli 2 settembre 1621
Inventarium susbcriptorum hereditatiem quondam Alexandro de la Calci de civitate Salerni factum per capitaneo Anibalem de la Calci, et Marius Bottigliero curatores e admnistratore animalium hereditatis dicti quondam Alexandro.
Die secundo mensis septembris 1621 in territorio Eboli ubi dicitur Laversana coram Jacobo Berardino Paladino de Ebolo ad contractum judicepresentibus: Berardino Goglielmotto, Ihoanne Antonio Marino et Thoma Deomelodede de terra Montis Corbino, Matteo Ruvia de terra de Olibani, […]. Predicto die adveritis nobis predittis judice, notario et testibus ad preces nobis factas pro partecapetanei Anibalis de La Calce […] fecerunt predittam annotactione et numerationem predittarum bubalarum et subscriptorium aliorum animalium a die […] In primis bufale figliate annichiariche matracine sono: Fronda Nova, Carrica la Nave, Genova,Francese, Acqua Fresca, Promotecha, Rosa, Beneaduci, Porta La Penna, Diana, Pavoncella, Violante, Credenzera, Fior de Maggio, Galeotta, Paga la Fida, Ruffiana, Belvedere, Romanesca, Sella de Oro, Pellegrina, Tocca Tamburro, Morta, Curri la Lanza, Bella Presentia, Villanella, Francescha, Dianora, Facza, Negruccia Morta, Isabella, Calamita, Cecca Lucerna, Gioia de Longo, Fior de Puglia, Porta a Tavola, Cornelia, Maganzese, Nicola, Castellana, Venetia, Altamura, Contessa, Corni Bascia, Lucretia, Claudia, Fontana, Chiudi lo Boscho, , Bella coda, Cornacchiola, Non la Volere, Delicata, Auta la Voccha, Piglia l’Arma, Zengarella, Contadina, Navicella, Bella Comara, Colonna, Apre che te Utile, Auricchi Biancha, Monosella, Consigliera, Porta Lettere, Poco Pensiero, Belluccia, Zitella, Mastra de Casa, Chiara Stella, Cotromella, Biancho Pane,[…] stirpe et jenche prene, buffale grosse et prene sono: Bella Gratia, Costanza, Capo Picciola, Piccerella […]
Il bambino e la bufala
Nell’ Enciclopedia del Negoziante e del Commercio stampata a Venezia nel 1843 si parla del bufalo: “Corre leggero e molto celere, specialmente discendendo: non solo sta bene nell’acqua, ma vi si tuffa con tutto il corpo per più minuti, nuota benissimo ed attraversa arditamente i fiumi più rapidi e più profondi; teme però moltissimo il fuoco, non conosce pericolo di sorta . Nello stato di libertà si pretende che non tema il leone né la tigre. Danneggia più dando di cozzo che ferendo con la punta di corna. I bufali però lungi da essere, come molti pretendono, capricciosi e violenti, sono anzi dolcissimi. Non si spaventano altrimenti al menomo scoppio, poiché i cacciatori scaricano vicino ad essi i fucili senza che se ne risentano. Si dice che ancora non essere vero che il bufalo sia sempre sporco, e rifiuti di lasciarsi nettare, ma che anzi nessun animale domestico forse si presta più volentieri alla stregghiatura. Dacchè si incomincia a stregghiarlo, cessa tosto di mangiare o di camminare, e vi prende tanto piacere che finisce per coricarvi, e distendere le membra per meglio prestarsi a quella operazione. Un fanciullo da 10 o 12 anni basta per condurre e guidare una mandria di 20 bufali; talora vedonsi questi fanciulli montare sopra un giovane bufalo ogni qualvolta hanno a traversare un ruscello o un sito fangoso, senza che mai ne segua alcun accidente”.
Il Palio di Siena una volta veniva fatto con le bufale
Dal Diario manoscritto di d’ Ant. da S. Gallo. “Il martedì del carnevale 1546 si fece correre il palio dalle Bufale e primariamente giunsero in quest’ordine nella piazza di Santa Croce. Ed arrivati così in ordinanza sulla Piazza, girarono intorno alla medesima. Quindi presero in corso, e così caddero le coperte bianche, e rimasero tanti orsi a cavallo, che fu una cosa meravigliosa da vedersi. Di poi rimessi insieme corsero quattro lance per uno , e tornati in ordinanza andarono con le bufale al Ponte a Rubaconte, ora al Ponte delle Grazie, e fecero correre alle medesime messe alle mosse un Palio persino a S. Croce, dove per impaurirle era ordinato dodici trombe di fuoco. Di poi arrivate a quello al Palio, fu dato quello che l’aveva guadagnato, quindi girarono in tutta la città, e così terminossi tal festa. Due Canti Carnialeschi si trovan sul Palio della Bufala, detta la Bufalata, i quali furon verisivilmente composti per quella già descritta. Comunque siasi, trascrivo parte del primo per dar meglio l’idea di questo spettacolo”.
A voler seguitare
Con maestria la Bufala conviene
Saper ben cavalcare
Esser gagliardo di braccia e di schiena
E menar destro e bene
Questo pungetto, e con modo discreto
Guardare a corla sempre mai di detro
La Bufala esser vuole
Giovane e soprattutto ben quadrata
Avvezza all’acqua e al sole
Usa a portare, ed essere cavalcata
Perché alla prima entrata
La non rinculi, e non abbia paura
Ma vada sempre innanzi alla sicura
Colui che la cavalca
Vuole stare bene e forte in sulla sella
Acciocchè nella calca
La volga sempre colla campanella
In questa parte e in quella
Diretta verso il Palio, e tema poco
Gli scoppi, il fumo, la polvere e il fuoco.
Da “La Storia di Siena 1862” […] i Senesi militarono in tempi di guerra, non mancarono di esercitarsi in tempo di pace, ad imitazione dei romani facevano anche i loro tornei, e le loro giostre nella grande piazza, combattendo con bufali e tori. E questi spettacoli dati dalle Contrade in principio circa l’anno 1482. Ma tosto i costumi cominciarono ad ingentilirsi questi spettacoli riuscirono dolorosi, e nel 25 luglio del 1599 sì cesso il combattimento con i tori, e fu sostituita la corsa intorno alla piazza con Bufale montate da fantino. Ma anche questo modo riuscì pieni di pericoli, sì perché nella contrada nella voltata del Casato scendeva e si saliva così 18 o 20 bufale in una giostra avvenivano frequenti casi di fratture e di morti. Nel 1650 venne perciò determinato, il Palio con le Bufale fosse per sempre abolito. Senonché i Magistrati non potendo lasciare il popolo senza pubbliche feste proposero di sostituire alle bufale i cavalli”.
Termini e detti
Vullaro: quello che spetta cantare le filastrocche di nomi per chiamare le bufale quando si devono mungere
Minurento: guardiano delle pagliare
Campiante: sorvegliante diurno al pascolamento
Bufalaro: addetto alle bufale
Stirparo: quello che custodisce le bufale che non hanno fatto figli
Vitellaro: addetto ai vitelli
Capo saudaro: guardiano di notte
Sotto saudaro: guardiano di giorno
Curatino: colui che era l’addetto al tino di legno per le cagliate
Maglione: bufalo castrato che si vende per macello
Cacciatore: bufalo fuori servizio che si ingrassa per il macello
Matracina: Bufalo a frutto dai 5 ai 6 anni
Stirpe: le bufale che non han fatto figli
Tauro: bufalo che serve per propagandare la razza
Annuotolo: bufalo castrato di uno o due anni
Annutola: dai 13 alla prima inseminazione
Asseccaticcio/a: dallo svezzamento a 12 mesi
Toro: maschio riproduttore
Giovenca: femmina prossima al parto
Bufala: femmina dal primo parto in poi
Vitiello: Bufalino che ancora poppa e che ha meno di un anno
Stravagante: la bufala che è grande fuori dal normale
Casigno: cappellaccio per proteggersi dal gocciolio dell’acqua e siero che fuoriusciva dalle fuscelle e canestre ricolme di mozzarelle e ricotte caricati e scaricati dai carri
Asce: le pastoie di peli di asino con le quali legano le gambe posteriori alle bufale quando le mungono
Pascione: pezzo di legno aguzzo o piuolo, ove legano i bufalini
Fare la scapola: levare o sciogliere la bufala dal pascione.
Peserchia: fune che fissa il giogo
Stesa: lunghezza pari alla distanza fra due mani, tenendo le braccia distese
Tuocco: pezzo di fune di due stese
Strafelo: lo scappare o far scorrere delle funi che avvicinano le bestie
Piede di niglio: nodo che si fa alle funi che avvincono le bestie
Cacchio: cappio corsoio che si fa in capo alle funi
Strappare: avviare la bufala con violenza
Chiarfa: mucosità del muso
Caglientare: riscaldare per il caglio
Il sego: il grasso della bufala, diventò il materiale usato per le candele in Europa
DETTO ANTICO nella vendita: “A vacca pe’ bellezza e a’ bufala pe’ ricchezza”
PROVERBI: non vedere una bufala nella neve – Menar altrui pel naso come una bufala
BUFALA DEI PESCATORI: dicesi pescare a bufala una maniera di pescare con due tartane, che tirano una sola rete